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La macchina che non vede

Incomincia a delinearsi l'idea che gli architetti e gli urbanisti hanno assunto tutto il potere e possono procedere da soli a causa del vuoto lasciato loro dall'utente. Ma questa idea è il riflesso di un'illusione ottica. Può sembrare infatti che «l'artefice della forma» rimanga da solo sulla scena, e voglia eseguire da protagonista il «gioco» della residenza. Al contrario, se all'inizio sembrava avere tutto il campo a sua disposizione, diventa subito chiaro che non è l'unico a occupare il terreno abbandonato dagli utenti. Egli si trova infatti nel mezzo dello schieramento di una controparte ancora più caparbia del più difficile dei clienti. Questa controparte è l'apparato stesso dell'edilizia abitativa, insaziabile nella sua urgenza di produrre.

Un apparato che si riferisce a una serie di fatti immutabili, incline a un miope realismo basato sul calcolo del numero di persone in attesa di abitazione e sulle statistiche relative ai «requisiti abitativi». Questo cieco meccanismo domina sempre di più la scena, producendo in modo inesorabile, e lasciandosi alle spalle tracce di insediamenti privi di vita. È d'altronde invulnerabile, perché dispone di due armi che ispirano un riverente rispetto: necessità tecnica e ricerca giustificate scientificamente. Di fronte a queste, anche l'architetto più lungimirante è impotente. L'unica via che gli resta è quella di.vedere quale margine di variazione può ancora avere, sistemando i blocchi in maniera più articolata o annaspando miseramente tra balconi e grondaie.

L'esclusione dell'individuo si è compiuta pertanto senza comportare alcun costo. Non sono solo gli utenti a scomparire dalla scena; con essi scompare anche «l'artefice della forma» se un senso posi­tivo si vuole ancora attribuire a questo termine. Egli non riesce più a andare al fondo del problema che deve affrontare, ma rimane all'esterno di un si­stema che si mantiene in una posizione di perfetta indifferenza.

L'immagine che il sistema del mass housing ha della città, in quanto forma materiale che deve essere adattata a una data comunità, è estremamente statica. Nella sua prospettiva, città e comunità sono due entità separate e statiche. Questo non significa che al suo interno non venga fatto alcun sforzo per prevedere la possibilità di una evoluzione, ma piuttosto che il metodo stesso non permette di ottenere dei risultati in questo senso.

Come sistema per la produzione di case quello del mass housing è necessariamente limitato, per il fatto ormai risaputo che il progetto prende forma una volta per tutte. È un sistema che tenta di prevedere ogni cosa, e deve quindi prefigurare tutto prima che l'edificio venga iniziato, eliminando la possibilità di accogliere ogni fatto non prevedibile. Allo scopo di comprendere interamente i risultati dannosi dovuti all'assenza della relazione naturale, è necessario giu­dicare la città non solo come risultato di un progetto, ma anche come fenomeno vivente in costante trasformazione. Per questo motivo dobbiamo analizzare la città del mass housing in relazione al suo sviluppo nel tempo.

Una città è soprattutto movimento, movimento di forze, di oggetti materiali, e della società, in un processo senza sosta. Se, per esempio, fosse oggi concretamente possibile costruire un edificio gigantesco in grado di ospitare l'intera popolazione di una città, ebbene, non vi sarebbe alcuna giustificazione per farlo… è relativamente semplice costruire una città, ma non altrettanto farla vivere… I prodotto del mass housing è un insieme globale in cui i singoli blocchi fanno parte di una serie più vasta. Questo rende difficile se non impossibile che un quartiere diventi un organismo vivo...

Se siamo d'accordo su un rapporto di forze che ci permetta di costruire in modo che si riesca a mettere in connessone la città con la società, che permetta alla relazione naturale di realizzarsi, le forme nasceranno spontaneamente. Appariranno dovunque, come risultato dell'azione inventiva e dell'ntelligenza di tutti coloro che vi avranno partecipato.

Da: N. J. Habraken, Strutture per una residenza alternativa, Il Saggiatore